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JASPER JHONS

Negli stessi mesi ho fotografato a lungo, a New York e nella Carolina, Jasper Johns. In una di queste fotografie lo si vede mentre dipinge le sue mappe, tenendo in mano una vera carta geografica degli Stati Uni­ti. Johns dipinge senza guardare la carta ma, data la mia collocazione nel fotografarlo, la carta vera viene a trovarsi in primo piano, alle sue spalle. In questo modo ho voluto sottolineare il rigore che è alla base del lavoro di Johns, il suo apparente rifiuto della fantasia, per cui l’oggetto che sta dipingendo è verificato di continuo, e, al tempo stesso, come il quadro che sta dipingendo sia un’altra cosa da ciò su cui la verifica avviene. Johns dipinge gli Stati Uniti nella loro configurazione geografico-politica, con le indicazioni dei confini, i nomi degli stati, ecc.; non sceglie un particolare paesaggio, come avrebbe fatto, poniamo, un impressioni­sta andando sul luogo e riprendendolo, anche se poi, fra il quadro e il luogo prescelto, corre la medesima differenza che c’è fra la mappa di Johns e il quadro degli Stati Uniti che Johns dipinge.

In un’altra fotografia di Johns mi pare sia bene espresso il rapporto che si stabilisce fra fotografo e pittore. E Johns che dipinge un grande quadro: la luce proietta la sagoma del pittore rivelando la mano e il pennello sotto forma di ombra, e quindi il gesto del dipingere . Non mi sentivo di mettermi fra pittore e tela come spesso ho fatto in casi del genere, sempre avvertendo l’imbarazzo per l’intrusione in un momento così delicato. Fotografando di spalle Johns, avevo trovato un modo di registrare il momento in cui nasce il quadro: stranamente, dopo questa foto, non ho più ripreso pittori nell’atto di dipingere: ho capito che si veniva a creare una situazione ambigua. Se il pittore accetta di farsi riprendere, la foto è di natura puramente pubblicitaria, se il pittore si rifiuta e riesco a convincerlo, la fotografia è un atto di violenza, come lo è spessissimo la fotografia. E’ anche vero che se per tanti anni sono andato in giro a fotografare i pittori, la molla segreta era l’idea e l’attesa che, attraverso la pittura e i pittori, sarei riuscito ad afferrare qualcosa che non era solo la pittura e giungere a capirmi.

– da “LA FOTOGRAFIA” – testi e fotografie di Ugo Mulas, a cura di Paolo Fossati – Giulio Einaudi Editore, Tonino 1973