La mostra Ugo Mulas.  L’operazione fotografica, presentata alla stampa martedì 28 marzo 2023, in occasione dell’inaugurazione del nuovo centro Le Stanze della Fotografia, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Mulas e curata da Denis Curti, direttore artistico del nuovo spazio, e Alberto Salvadori, direttore dell’Archivio. Il progetto coincide con i 50 anni dalla scomparsa dell’autore, avvenuta il 2 marzo 1973.

Più di 300 immagini, tra cui 30 foto mai esposte prima d’ora, documenti, libri, pubblicazioni, filmati offrono una sintesi in grado di restituire una rilettura complessiva dell’opera di Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 – Milano, 1973), fotografo trasversale a tutti i generi precostituiti, ripercorrendo l’intera sua produzione. Dal teatro alla moda, dai ritratti di amici e personaggi della letteratura, del cinema e dell’architettura ai paesaggi, dalle città alla Biennale di Venezia e ai protagonisti della scena artistica italiana e internazionale, in particolare della Pop Art, fino al nudo e ai gioielli.

Per la prima volta vengono presentati al pubblico così tanti ritratti di artisti e intellettuali, molti dei quali mai esposti prima, come quelli di Alexander Calder, Christo, Carla Fracci, Dacia Maraini e Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Arnaldo Pomodoro, George Segal, per citarne alcuni.

Lungo 14 capitoli tematici emerge il profilo di un fotografo “totale”, che ha affrontato tematiche e soggetti diversi nel corso della sua breve e intensa esperienza, con la consapevolezza che la fotografia non è mera documentazione, ma testimonianza e interpretazione critica della realtà.

Il titolo dell’ampia rassegna, tra le più complete realizzate finora, prende spunto da una delle Verifiche (1968-1972), con cui i curatori hanno scelto di aprire il percorso espositivo. Si tratta di una serie di tredici opere fotografiche attraverso le quali Mulas s’interroga sulla fotografia stessa. Come osserva Alberto Salvadori nel catalogo edito da Marsilio Arte, «era arrivato il momento di guardare dentro alla sua idea di fotografia, di verificare cosa c’era all’interno, mettendo in pratica un’analisi metalinguistica sul proprio lavoro, lasciando che le immagini continuassero ad essere al centro della visione, ma con occhio e predisposizione diverse. In fondo fare fotografia è come collezionare il mondo, è una vera operazione fotografica. Ecco come la macchina fotografica diviene il mezzo ideale per una consapevolezza di tipo acquisitivo».

La Verifica cui si ispira il titolo della mostra è la seconda, L’operazione fotografica. Autoritratto per Lee Friedlander, dove Mulas riflette sul rapporto tra il fotografo e l’immagine, la costante presenza-assenza dell’autore dentro ogni scatto. L’immagine è quella del fotografo che si riprende allo specchio, coperto dalla macchina fotografica che lo rende non identificabile. Come il fotografo americano ha inserito all’interno dei propri paesaggi la sua sagoma, Mulas inserisce in questa composizione il suo volto, “nascosto” abilmente dalla macchina fotografica.

Come precisa Denis Curti nel suo saggio di catalogo, «ciò che apparentemente sembra un errore, altro non è che la presa di coscienza che il fotografo si interpone costantemente tra la macchina e il suo soggetto. E così come le ombre di Friedlander non rivelano mai il proprio volto, lasciando a noi la responsabilità di stabilire se sia effettivamente il fotografo a provocarle, anche nella Verifica di Mulas il volto del fotografo è occultato».

Subito dopo le Verifiche, testamento di Mulas che ancora oggi ci fornisce le chiavi di lettura per entrare nel suo universo concettuale, il percorso si concentra su due artisti fondamentali per il fotografo, che ne hanno segnato non solo la visione personale dell’arte, ma per certi aspetti della fotografia stessa. Marcel Duchamp e Lucio Fontana diventano punti cardine, in questa rilettura d’insieme dell’opera di Mulas, del suo itinerario intellettuale. Duchamp – come Man Ray – rappresenta un momento fondamentale di cambiamento dell’arte novecentesca che segna il sopravvento del lavoro concettuale sull’atto “operativo” e materiale. «Le fotografie di Duchamp – sottolinea Ugo Mulas – vorrebbero essere qualcosa di più di una serie di ritratti più o meno riusciti, sono anzi il tentativo di rendere visivamente l’atteggiamento mentale di Duchamp rispetto alla propria opera, atteggiamento che si concretizzò in anni di silenzio, in un rifiuto del fare che è un modo nuovo di fare, di continuare un discorso».

Parallelamente, la straordinaria serie L’Attesa, dedicata a Fontana, permette di cogliere la complessità del processo creativo, che non si esaurisce nell’immagine finale del taglio della tela, ma necessita di una sequenza di gesti colti in immagini che tentano di raffigurare l’operazione mentale dell’autore.

All’interno della ricca produzione di Mulas, un ruolo fondamentale è rappresentato dai luoghi. Anzitutto Milano, dove la sua carriera comincia con i suoi primi reportage tra il 1953 e il 1954 dedicati alle periferie, ai dormitori, alla stazione centrale e all’ambiente artistico e culturale del Bar Jamaica, con un celebre ritratto, tra gli altri, dello scrittore Luciano Bianciardi.

Dopo Milano la città più fotografata da Mulas è Venezia, di cui vengono esposte alcune immagini del 1961 con vedute dall’alto di Piazza San Marco, calli e passanti, accanto agli scatti di Parigi, della Germania, di Copenaghen, della Sicilia, della Russia, della Calabria e di Vienna. Un posto a sé occupa il lavoro del 1962 per Ossi di seppia di Eugenio Montale, con le immagini di Monterosso, sulle pendici del Mesco, in provincia di La Spezia, dove si trova la villa del poeta, e cui sono legate alcune poesia della raccolta, come I Limoni, La casa dei doganieri, Punta del Mesco.

Per la prima volta sono esposti così tanti ritratti di artisti, scrittori, poeti, politici, editori, industriali, giornalisti, tra i quali Marella e Gianni Agnelli, Dino Buzzati, Maria Callas, Giorgio De Chirico, Edoardo De Filippo, Luigi Einaudi, Oriana Fallaci, Giangiacomo Feltrinelli, Joan Mirò, Giorgio Morandi, Louise Nevelson, Salvatore Quasimodo, Emilio Vedova. Alla scena artistica sono dedicate le serie sulle Biennali di Venezia, con una splendida sequenza con al centro Alberto Giacometti; Vitalità del negativo, che ritrae le installazioni, le opere e i protagonisti dell’omonima mostra curata da Achille Bonito Oliva nel 1970, a Roma; la sezione New York e la pop art, ispirata al suo imprescindibile volume del 1967, New York: arte e persone, con ritratti di Leo Castelli, Jasper Johns, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Frank Stella, Andy Warhol, tra gli altri. Il capitolo Interno/Esterno presenta ritratti di artisti al lavoro dentro e fuori i loro studi, da Marino Marini a David Smith, da Pietro Consagra a Alberto Burri, cui si aggiunge un’intera sezione su Calder, cui Mulas era legato da un lungo sodalizio artistico e affettivo.

Le ultime sezioni si incentrano sulle sue collaborazioni con il teatro con i reportage delle scenografie per Vita di Galileo di Bertol Brecht, realizzata da Giorgio Strehler, Giro di vite di Benjamin Britten realizzato da Virginio Puecher, e Wozzeck di Alban Berg.

Chiudono il percorso gli scatti di moda, nudo e gioielli, lavori questi spesso trascurati nella valutazione complessiva della produzione del fotografo. Tra le immagini esposte, quelle di Alighiero Boetti e Lucio Fontana per L’Uomo Vogue, Maurizio e Rodolfo Gucci, gli abiti della stilista Mila Schön, i gioielli di Arnaldo Pomodoro.

La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Marsilio Arte con i saggi dei curatori Denis Curti e Alberto Salvadori, e una presentazione di Luca Massimo Barbero.

L’Archivio Ugo Mulas ringrazia Galleria Lia Rumma per la collaborazione.

I CURATORI

Denis Curti è direttore artistico delle Stanze della Fotografia. Nel 2014 ha fondato, a Milano, STILL, uno spazio multifunzionale con focus sulla fotografia. È direttore artistico del “Festival di Fotografia” di Capri e in passato ha diretto il “SI FEST” di Savignano sul Rubicone. È direttore responsabile del periodico Black Camera e Course Leader del Master in Fotografia di RafflesMilano. Negli anni Novanta ha diretto la sezione fotografia dello IED di Torino e la Fondazione Italiana per la Fotografia. Per oltre 15 anni giornalista e critico fotografico per le pagine di Vivimilano e Corriere della Sera, dal 2005 al 2014 è stato direttore di Contrasto e vicepresidente della Fondazione Forma a Milano.

Alberto Salvadori è direttore e fondatore di Fondazione ICA, Milano. Già direttore del Museo Marino Marini di Firenze e dell’Osservatorio per le Arti Contemporanee Ente Cassa di Risparmio di Firenze, dal 2003 al 2006 ha curato il Catalogo Generale della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze. È stato membro dei board di Polimoda di Firenze, dell’Istituzione Bologna Musei, del Museo Morandi, della Fondazione Ragghianti e dell’Italian Council. Attualmente è direttore dell’Archivio Mulas, curatore e senior manager della Olnick Spanu Collection di New York, membro del board della Fondazione Pomodoro e di Magazzino Italian Art.